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Hekate Potnia Theron


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PERCHÉ POTNIA THERON COME EPITETO?


Andiamo dritti al sodo: nelle fonti antiche Potnia Theron non è un epiteto associato ad Ecate. Allora, perché io – una praticante profondamente legata all'antichità – ho prima scelto di entrare e ora di prendermi cura di un santuario a Lei dedicato?

La risposta è semplice e complessa allo stesso tempo. Semplice perchè anche se le iscrizioni antiche non attestano Potnia Theron come uno dei titoli formali di Ecate, la logica dell’epiteto si adatta perfettamente alla Sua natura. Complessa perchè si dovrebbe affrontare il discorso di come la pratica contemporanea dovrebbe mettere in valore non solo la tradizione antica - in parte persa - ma anche ciò che risuona con il profondo di noi stessi, al giorno d'oggi. Oggi però ci limiteremo alla risposta "semplice" e al significato di Potnia Theron.


Una divinità Signora, Regina o Padrona degli Animali è probabilmente esistita fin dalla preistoria in tutto il bacino del Mediterraneo e nel Vicino Oriente antico. Nei diversi contesti culturali questa divinità ha assunto caratteristiche iconografiche differenti ma, in generale, possiamo sempre riconoscerla nelle immagine di divinità femminili sedute o stanti tra due (o più) animali. Il suo ruolo è tutt'ora sconosciuto ma possiamo verosimilmente ipotizzare che si trattasse di una dea legata alla terra, alla natura, alla fertilità, alle iniziazioni, agli animali selvatici, alla nascita e alla morte, forse connessa anche ai pericoli che gli esseri umani dovevano temere o superare¹.

Il termine Potnia Theron non era un nome proprio ma un epiteto che poneva l'accento sul suo specifico aspetto di signora delle bestie selvatiche e della natura incontaminata e selvaggia.

La parola Potnia, un termine miceneo passato poi nel greco classico², significa "padrona" o "signora" mentre Theron deriva dalla parola greca thêr che significa “bestia, animale selvaggio”. Storicamente, questo titolo è attestato per la prima volta in Omero³, dove è riferito ad Artemide, e poi compare nei poeti greci⁴ sembre associato alla gemella di Apollo.

È solo dal XIX secolo che il termine Potnia Theron viene utilizzato in modo generale per descrivere non una dea specifica ma tutte le immagini di dee pre-elleniche rappresentate in compagnia di animali⁵. In poche parole, qualsiasi dea affiancata da animali è stata definita, nel corso degli ultimi due secoli, come una Potnia Theron⁶ e ancora oggi, soprattutto nel contesto storico-artistico, questo termine è usato per riferirsi a svariate rappresentazioni della Signora degli Animali, a prescindere dalle diverse culture di appartenenza e nonostante il fatto che, ovviamente, quelle stesse culture avrebbe usato un altro nome⁷. Alcuni esempi di questo uso moderno del termine Potnia Theron associato a divinità di diversa provenienza ci vengono forniti da Ereshkigal, Kybele, la Signora dei Serpenti minoica, Diana, Feronia… quindi la domanda che mi sono posta è la seguente: è possibile associare questo titolo anche a Ecate? La risposta è, nel mio caso, affermativa.


Partendo come prima cosa dagli epiteti storicamente attestati, svariati sono quelli che ci attestano il suo amore - o dominio - sul mondo animale. Alcuni esempi sono: Eurippa “colei che trova i cavalli”; Hipparete “colei che parla ai cavalli”; Kynegetis e Skylakegeia “colei che guida i cani”; Leontoukhos “colei che tiene un leone”; Opheôplokamos “colei intrecciata ai serpenti”; Philoskylax “amante dei cani”; Thêroktomos “colei che uccide le bestie”.

Dal punto di vista iconografico inoltre, Ecate non solo è stata spesso rappresentata come una divinità affiancata da animali, soprattutto cani, ma è stata anche descritta come una divinità teriocefalica. Teriocefalica significa letteralmente che la dea ha un corpo umano e una testa animale. Ancora una volta, i suoi epiteti ci aiutano a conoscere meglio le sue differenti forme. Nella lista degli epiteti troviamo infatti: Boôpis “dagli occhi bovini”; Drakaina“serpente”; Hippokyon “cagna-cavalla” o “cane-cavallo”; Hippoprosopos “dal volto equino”; Ippoprosôpos “dal volto equino”; Ippokyôn “cagna-cavalla”; Keratôpis “dal volto cornuto”; Keroeis “cornuta”; Kynokephalos “testa di cane”; Kynolygmate “che ulula come un cane”; Kyôn “cagna/cane”; Kyôn Melaina “cagna nera”; Leaina “leonessa”; Lykaina o Lyko “lupa”; Taurokarênos “testa di toro”; Tauromorphos “di forma taurina”; Taurôpis “dal volto taurino”; Tauropolos“colei che conduce i tori”; Taurôpos “di aspetto taurino”. Infine, l’epiteto Taurodrakaina, che significa “toro-drago” o “metà toro/metà serpente”, descrive Ecate con due teste di animali diversi, restituendoci così l’immagine di una dea multi-cefala connessa a più di un animale.

In generale possiamo dire che le divinità teriocefaliche o con parti umane e animali combinate in vario modo e le loro raffigurazioni sono estremamente antiche e comuni a diversi pantheon - come quello egiziano⁸ ad esempio - ma non sono frequenti in Grecia. Inoltre, ciò che rende Ecate singolare anche in un contesto allargato, è che la dea non è legata a un solo animale - come solitamente accade - ma le sue teste animali sembrano intercambiabili e associabili in vario modo. Questa caratteristica potrebbe forse indicare qualità di metamorfosi e, mantenendo un prudentissimo condizionale, far pensare a una tradizione di tipo sciamanico associata al suo culto, simile a quella di Dioniso⁹.

Questa forma teriocefalica, insolita e potentissima, potrebbe anche suggerire l'origine primordiale di Ecate e il suo lato selvaggio. Pur non potendo tracciarne con certezza nè le origini nè il ruolo all'inizio del culto¹⁰, possiamo comunque ipotizzare che Ecate, come Artemide, fosse una divinità pre-ellenica e che la sua forma animale simboleggiasse l’incarnazione di qualche principio o funzione cosmica, come accade per altre antiche dee mediterranee/vicino-orientali che assumono lo stesso epiteto. Se è vero che le altre Potnia Theron solitamente non avevano testa animale, di fatto ali o parti del corpo animali erano piuttosto comuni, anche in Grecia¹¹.

Il motivo per cui le immagini e le descrizioni teriocefaliche di Ecate compaiono in epoca tarda - soprattutto nei PGM che sono una delle principali fonti per gli epiteti menzionati sopra - è ancora dibattuto, ma è probabilmente legato alla crescente influenza della religione egizia e alla progressiva identificazione di Ecate con Iside. Questo processo ha sicuramente reso più comune nel mondo ellenistico prima e in quello romano dopo l’accettazione di rappresentazioni "insolite". E' da notare che sarà proprio questa l'immagine di Ecate che comparirà nell'iconografia del rinascimento italiano.

Nelle fonti scritte, la forma animale di Ecate enfatizza non solo il suo lato primordiale, ma anche i suoi aspetti più potenti e più pericolosi.

Porfirio ci dice¹²:

“Ma Ecate, quando è invocata con i nomi di toro, cane e leonessa, è più propizia”.

Nell’Argonautica Orfica leggiamo¹³:

“Con lei veniva colei che assume varie forme, con tre teste, un mostro mortale che non desideri conoscere: Ecate del Tartaro. Dalla sua spalla sinistra balzava fuori un cavallo dalla lunga criniera. Sulla sua spalla destra si vedeva un cane dal volto folle. La testa centrale aveva la forma di un leone dalla natura selvaggia”.

E' in questa forma potente e allo stesso tempo terrificante che possiamo riconoscere in Ecate una dea che possiede gli stessi strumenti e attributi delle Erinni - le torce e le fruste¹⁴ - e che probabilmente con loro condivide il compito di difendere l’equilibrio naturale. Essendo di origine molto antica, Ecate era probabilmente associata, come le Erinni, alle forze del caos e al loro controllo e a questo proposito ricordo che in una delle molteplici versioni della sua genealogie, Ecate era presentata come figlia di Nyx.


La testa animale colloca inoltre Ecate in una posizione liminale e di transizione tra due regni, quello umano e quello animale primoridale, in una dimensione che naturalmente implica il cambiamento, la trasformazione, la transizione, forse anche la morte¹⁵. Il fatto che quasi tutte le rappresentazioni archeologiche della Potnia Theron si caratterizzino esclusivamente per la presenza di animali, senza altri attributi che permettano di identificare con certezza la divinità, potrebbe indicare che il ruolo di controllare le forze primordiali della natura fosse condiviso da diverse divinità, in un periodo in cui iconografia e funzioni divine non erano ancora nettamente differenziate¹⁶. Questo potrebbe aiutarci a comprendere perché Ecate condivida molte caratteristiche con altre dee ctonie chiamate o descritte come Potnia Theron e perché sia stata, nel corso della storia, associata o sincretizzata con molte di esse. I legami tra Ecate, Artemide, Diana, Kybele ed Ereshkigal sono stati esplorati da Sorita d’Este¹⁷ nel libro Circle for Hekate¹⁸, dove si trova anche un capitolo¹⁸ dedicato alla Ecate teriocefala¹⁸.

Nello stesso libro troviamo un altro collegamento molto interessante: quello tra Ecate e Despoina¹⁹.

Esattamente come il termine Potnia, anche il nome Despoina non è un vero nome, ma un titolo onorifico che significa “signora”. Venerata soprattutto in Arcadia, Despoina era una figura centrale nel culto misterico di Licosura. Nel suo santuario, descritto da Pausania, la dea era rappresentata insieme a sua madre Demetra, ad Artemide e al Titano Anytos che, secondo Dietriech, l’aveva cresciuta²⁰. Anche se nella mitologia Despoina era solitamente considerata come figlia di Demetra e Poseidone ed era legata ai Misteri Eleusini (per questo, secondo Pausania, il suo vero nome non doveva essere rivelato ai non iniziati²¹) Eschilo la chiama Despoina-Ecate e il titolo Despoina viene usato per Ecate anche a Didyma²². Queste due dee non sono avvicinate solo dalla condivisione di un epiteto ma anche dalla condivisione della forma equina.

Secondo Dietriech²³ Despoina era originariamente una dea madre legata alla natura, alla nascita e alla morte - quella che potremmo definire una Potnia Theron insomma - e solo in un secondo tempo fu identificata con la figlia di Demetra. Nella mitologia arcadica in particolare, Poseidone Hippios, il dio dell’acqua in forma di cavallo, generò con Demetra due figli: Arione, un cavallo immortale, e Despoina, una giumenta.

Sul velo della statua di Despoina a Licosura si possono ancora ammirare diverse figure femminili con teste di animali, probabilmente impegnate in una danza rituale. Questa caratteristica metamorfica suggerisce, ancora una volta, un legame con esperienze di tipo sciamanico legate alle forze della natura o forse con riti di passaggio; tuttavia, non esistono prove storiche dirette, solo alcune immagini che ci consento solo di fare congetture, affascinanti ma non dimostrabili²⁴.

Per concludere questo discorso su Despoina, sarei quasi tentata di aggiungere un’ultima divinità a questa equazione di somiglianze: Epona, un’altra dea legata alla natura e ai cavalli, dalle origini e dall’etimologia molto incerte, ma appartenente a un pantheon del tutto diverso. Tuttavia, ci fermiamo qui.


Conclusione

Anche se Ecate, la dea incoronata di foglie di quercia e da spire di serpenti, non è mai stata esplicitamente definita Potnia Theron nelle fonti antiche, questo epiteto riesce a condensare in modo semplice e quasi visivo il potere che esercita sulla natura e sul suo lato selvaggio, sui diversi regni, sulla transizione e sulla trasformazione, nonché il suo ruolo di dea madre e di regina invincibile che protegge l’ordine del cosmo — in definitiva, ne descrive la sua essenza più profonda.


L'USO DELL'EPITETO NELLA PRATICA


QUANDO invocare Ecate Potnia Theron?

Puoi invocare Ecate Potnia Theron quando desideri connetterti con il mondo animale oppure – e direi soprattutto – quando vuoi attingere al potere primordiale della Madre, colei che governa vita e morte e della Signora della natura selvaggia prima della civiltà, colei che ci ha permesso di modellare la Natura secondo la nostra volontà. La puoi invocare quando hai bisogno della forza per superare la paura oppure per affrontare le tue bestie interiori.


COME? Puoi cantare l’epiteto come un mantra; puoi scrivere un inno che raccolga tutti gli epiteti di Ecate leagati alla Natura e al mondo animale o selvaggio.

Durante i rituali puoi usare ossa di animali - se in linea con i tuoi valori e scegliendole nel modo più etico possible - o qualsiasi cosa ti ricordi le ossa della Terra stessa: rocce, pietre, terra.



Note

¹ Mircea Eliade, Histoire des croyances et des idées religieuses. 1. De l'âge de la pierre aux mystères d'Éleusis (coll. Bibliothèque Historique). 1976

² In Lineare B la parola po-ti-ni-ja, da cui deriva Potnia, si riferisce in modo molto generico a una donna illustre, mortale o dea. La Πότνια θηρῶν ou les frontières de l’Autre. Réflexion archéologique sur la signification d’une image homérique en Grèce orientalisante, Christian Mazet, Kentron, Revue Pluridisciplinaire du Monde Antique. https://journals.openedition.org/kentron/790#ftn3

³ (Omero, Iliade, Libro XXI, “Tὸν δὲ κασιγνήτη μάλα νείκεσε πότνια θηρῶν Ἄρτεμις ἀγροτέρη, καὶ ὀνείδειον φάτο μῦθον…”)

⁴ Anacreonte, 575–490 a.C. (Page 1962, 177, frag. 348, l. 2–3); Antimaco di Colofone, circa 444 a.C. (Lloyd-Jones 1959, 109–110, frag. 1385, l. 14). In Barclay 2002, 257. La Πότνια θηρῶν ou les frontières de l’Autre. Christian Mazet, Kentron.

⁵ Tobias Fischer-Hansen, From Artemis to Diana: The Goddess of Man and Beast, Copenaghen, Museum Tusculanum Press, 2009

⁶ Lynn E. Roller, In search of god the mother: the cult of Anatolian Cybele, University of California Press, 1999

⁷ Grazie alle scoperte archeologiche (specialmente ceramiche corinzie e attiche e offerte nel santuario di Artemis Orthia) abbiamo una comprensione migliore della Potnia Theron come dea della fertilità e della natura, patrona degli animali selvatici, spesso associata a Kybele, a una manifestazione antica di Artemide, ad altre dee ctonie e persino alla Grande Dea. La Πότνια θηρῶν ou les frontières de l’Autre. Christian Mazet, Kentron.

⁸ Una delle statue più antiche mai scoperte è una figurina dalla testa di leone risalente a circa il 30000 a.C.

⁹ D’Este Sorita, Circle for Hekate, Volume I, History and Mythology, 2017. Sul Dioniso e lo sciamanesimo greco: Angelo Tonelli, Negli Abissi Luminosi. Sciamanesimo, trance ed estasi nella Grecia Antica, Feltrinelli, 2021.

¹⁰ Controversia con “Rotten Goddess”.

¹¹ Vedi le ceramiche attiche e corinzie che rappresentano una Potnia Theron alata.

¹² Sull’astinenza, Porfirio, trad. Taylor.

¹³ Argonautica Orfica, Colavita, 2011 — d’Este, pag. 152

¹⁴ Le Erinni erano dee ctonie della vendetta. Venivano descritte come vestite di nero, talvolta con serpenti tra i capelli o con ali. Erano associate alla notte e all’oscurità.

¹⁵ Nel suo saggio La mort dans les yeux. Figures de l’Autre dans la Grèce ancienne, Jean-Pierre Vernant definisce il volto della Gorgone — creatura in qualche modo associata al controllo sul mondo animale — come una maschera terrificante che conduce alla morte, una radicale “alterità” che tutti possono comprendere e sperimentare.

¹⁶ La Πότνια θηρῶν ou les frontières de l’Autre. Réflexion archéologique sur la signification d’une image homérique en Grèce orientalisante, Christian Mazet, Kentron.

¹⁷ D’Este Sorita, Circle for Hekate, Volume I, History and Mythology, 2017 e Meeting in the Circles.

¹⁸ D’Este Sorita, Circle for Hekate, Volume I, History and Mythology, 2017, pag. 151

¹⁹ D’Este Sorita, Circle for Hekate, Volume I, History and Mythology, 2017.

²⁰ Pausania il Periegeta, Descrizione della Grecia, Libro VIII, cap. XXV e seguenti

²¹ Pausania, Descrizione della Grecia, Libro VIII, cap. XXXVII

²² D’Este Sorita, Circle for Hekate, Volume I, History and Mythology, 2017.

²³ B. Dietriech, The origins of the Greek religion, Bristol Phoenix Press, 2004, p. 181–185.

²⁴ A Gortyne, Sparta, Thasos e Mileto, le immagini della Potnia Theron sembrano essere collegate al culto individuale della divinità (ex voto) o ai riti di passaggio. Le offerte erano fatte alla Potnia Theron, la Signora degli Animali, perché era l’unica in grado di garantire un passaggio sicuro da un regno all’altro. Questo ruolo fu in seguito ereditato da Artemide e nel VI secolo d.C. l’assimilazione era completa. La Πότνια θηρῶν ou les frontières de l’Autre. Réflexion archéologique… Christian Mazet, Kentron.




 
 
 

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